La creatività al servizio del business deve tener conto degli elementi di branding e di marketing per comunicare col proprio pubblico.
A questo punto abbiamo tutto a posto.
Sappiamo qual è la Vision del brand, la Mission da perseguire e i Valori su cui poggiare le fondamenta.
Conosciamo il mercato, e il cliente ideale è stato declinato nelle buyer personas.
Sono stati definiti gli obiettivi e i contenuti per una comunicazione aderente all’identità del brand.
Ora serve sviluppare quegli stessi contenuti in modo che parlino al pubblico e comunichino quanto desideriamo. Per farlo bisogna essere creativi, così da non omologarsi alla concorrenza e spiccare con la propria identità. Facile a dirsi, vero?
PENSARE CREATIVO
La creatività è un grande mistero. Per spiegare come si manifesti e concretizzi viene in aiuto la psicologia poiché la creatività è un processo cognitivo basato sulla capacità dell’individuo di assimilare, elaborare e trasformare dati e informazioni provenienti da più parti per dare a un concetto una forma nuova.
In tal senso tutti siamo dei creativi nella vita di ogni giorno. In base alle conoscenze e informazioni che abbiamo, possediamo l’abilità di trovare soluzioni per risolvere delle situazioni. Ciò accade attraverso il pensiero elastico che consente di avere più soluzioni creative per lo stesso problema.
IL PROCESSO CREATIVO
Diversa però è la creatività destinata alla comunicazione di business. In questo ambito il processo cognitivo della creatività tiene conto della strategia, degli obiettivi e dei contenuti per svilupparsi. Che detta così può apparire un ingabbiamento dell’estro, mentre è il corretto incanalamento per raggiungere il miglior risultato. Ed è ciò che fanno i professionisti della comunicazione, dal copywriter all’art director, dal graphic al web designer.
Volendo semplificare, il processo creativo della comunicazione si poggia sui dati forniti dal marketing. Su di questi e su quale messaggio si desidera lanciare viene fatto il brainstorming. Tra le idee che emergono, se ne sviluppano due o tre e quindi si sceglie quella che meglio comunica alla propria clientela.
CREARE PER COMUNICARE
A questo punto c’è un errore da evitare. Spesso la creatività viene pensata dal brand sul gusto personale del decisore, in modo molto egoriferito. Tale peccato veniale è comprensibile perché la marca tende a mettersi al centro, mentre quella posizione è riservata solo al cliente finale. Ovvero l’unico destinatario della comunicazione che deve recepire il messaggio della creatività in modo corretto.
Ciò avviene in una sorta di allineamento che, visto da non addetti ai lavori, può apparire magico. Ma come ci ricorda la sempre ottima Annamaria Testa in questo articolo, si basa su:
- un codice condiviso col destinatario. Codice fatto di immagini, parole e riferimenti socio-culturali;
- la conoscenza di gesti, parole e anche pensieri del proprio pubblico, restando sempre al passo coi tempi;
- una relazione di fiducia con i clienti, costruita con pazienza certosina nel tempo attraverso lo storytelling e lo storydoing.
La finalità è generare engagement e, con opportune strategie di marketing, convertire in acquisto. Ma per farlo serve essere creativi, mi pare chiaro.
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