Il colore Pantone del 2023 è l’occasione per sperimentare da parte dell’azienda americana: entra nel multiverso e indica una nuova modalità immersiva ed esperienziale di servizio. 

Come ogni dicembre, i primi giorni del mese, Pantone ha annunciato il colore dell’anno che verrà. È un’idea partita ventidue anni or sono col Cerulean, un azzurro polvere che salutava il nuovo millennio e ci ben disponeva contro qualsiasi bug del sistema. Anno dopo anno, l’iniziativa di Pantone è diventata una tradizione, attesa da chi lavora nel mondo della grafica, della moda, del colore; e da chi come me ha una passione verso ogni sfumatura e deve darle un nome.

Perché Pantone fa questo?

Pantone LCC è un’azienda statunitense fondata nel 1962 con la mission di “trovare soluzioni e tecnologie per la grafica”. Grazie al suo “linguaggio cromatico universale”, che ha creato codificando in modo univoco ogni colore, è oggi possibile comunicare senza equivoci ogni precisa nuance di tinta tra New York e Pechino, Mosca e Kiev, mettendo così tutti d’accordo. Ah! Se fosse sempre così facile!

Al momento le tonalità codificate superano le 10.000 e, in sessant’anni di fiorente attività, Pantone si è costruita una fama accreditata diventando anche consulente di tendenze cromatiche. Da qui la nascita del Color of the Year, dove il colore indicato è un simbolo, utilizzato come indicazione per il futuro partendo dai dati del più recente passato. Il Pantone Color Institute ha quindi il ruolo di veggente e si muove spargendo buoni auspici.

Il colore 2023

Come avrai letto praticamente ovunque, il colore del prossimo anno è il Viva Magenta. La base è il magenta con aggiunte cromatiche che ne conferiscono una nuance nuova. Insomma: è il colore stato creato ex novo per l’occasione. Si tratta di un rosaceo originato dal rosso cocciniglia, uno dei coloranti più antichi al mondo, usato già dai Romani, dagli Inca e compagnia bella per tingere i tessuti, decorare muri e statue.

Poi, per chi non lo sapesse, il magenta è uno dei tre colori primari di stampa (insieme al giallo e al ciano), il cui nome deriva dall’omonima cittadina nel milanese e dalla battaglia del 1859 per l’indipendenza italiana dagli austroungarici.

Al di là

a. della preferenza di colore (piace/non piace, ma nel 2021 col Grigio definitivo + il Giallo illuminante era andata peggio),
bi. del fatto che tra due mesi non ricorderemo e neppure riconosceremo il colore del 2023 (ti dice qualcosa Very Peri?),
ci. delle motivazioni con cui Pantone Color Institute ha spiegato la sua scelta (il Viva Magenta è un colore tradizionale che, in questa chiave cromatica, suggerisce di sperimentare),
di. delle perplessità che l’hanno seguito (ma come? Proprio nell’anno di guerra in Europa ci date un colore che ricorda i campi bagnati di sangue?),

diventa interessante notare gli ulteriori passi avanti di Pantone nel consolidarsi come brand di riferimento nel proprio settore e non solo.

Partnership

Pantone ha fatto un ottimo lavoro di marketing negli ultimi vent’anni. Le mazzette delle palette sono quasi oggetti di culto e i colori col numero di codice sono diventati ornamento di gadget acquistabili sul sito web o in specifici punti vendita. A tal proposito posseggo un pentolino di un marcato Rosa 7424C preso coi punti del supermercato che, dopo due lustri di utilizzo, fa ancora la sua bella figura.

Volando un po’ più in alto della mia cucina, Samsung ha prodotto quest’anno degli schermi abili nel riconoscere il colore della pelle in base alla codifica cromatica di Pantone.

E come non ricordare la mazzetta dei colori con la sagoma di The Queen? Era stata un’idea dell’agenzia Leo Burnett e ne avevo scritto qui ().

Infine, per eludere la proibizione di esibire la bandiera arcobaleno durante i mondiali del Qatar, Pantone con l’agenzia TBWA Paris ha ideato la variante Colors of Love. Ovvero una bandiera bianca i cui sette colori dell’orgoglio LGBT sono indicati solo dai relativi codici. Potere alla creatività!

The Magentaverse

Guardando al futuro, per il Viva Magenta, Pantone ha organizzato un’installazione immersiva all’Art Basel di Miami Beach dove suggerisce le possibili contaminazioni del colore. In questo caso le partnership coinvolgono Motorola, Lenovo e Spoonflower (brand di stampa on demand). Qui trovi qualcosa in più sull’evento.

Per dimostrare la versatilità del colore, da antico e legato alla terra fino alla sua declinazione virtuale, Pantone ha progettato The Magentaverse. Si tratta di un luogo virtuale dove vivere esperienze multisensoriali. Descrivendo il Viva Magenta, Pantone ha fatto un chiaro riferimento a un’altra dimensione come vocazione della tinta. Personalmente trovo il progetto un po’ forzato, più a uso della presentazione del multiverso come prodotto. Una declinazione sperimentale che ci dice come la realtà aumentata andrebbe impostata.

Non come la macchina per soldi pensata da Zuckerberg (infatti si sono visti i risultati), bensì come una serie di luoghi dove le persone si trovano grazie a occasioni aggregative ed esperienziali. Perché, per cominciare bisogna fornire intrattenimento e servizi (“panem et circenses” dicevano i romani) e poi, magari nel tempo, arrivare a vendere dei prodotti. Anche se stento a credere che gli NFT e i bitcoin siano il futuro.